Fortunato Mannino on SOund36:
“La band ritorna, a distanza di tre anni dall’apprezzatissimo AdC, con un nuovo album. Ritroviamo gli Accordo dei Contrari in pieno stato di grazia.”
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Catherine Codridex on Highlands Magazine:
on ProfilProg:
“Accordo dei Contrari nous offre une collection de mélodies qui mettent en vedette une gamme impressionnante de teintes musicales. Si l’utilisation de l’improvisation est remarquée, elle ne fait qu’ajouter à un ensemble bien structuré sans gras inutile. Bravo!”
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Peter Thelen and Henry Schneider on Exposé:
“If you could only buy one recording this year, Violato Intatto might well be the one worth seeking out.”
“By all means necessary, grab a copy of the excellent disc, you will not be disappointed.”
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Kristian Selm on Betreutes Proggen:
“Das Album bietet mehr als 70 Minuten facettenreiche, ausdrucksstarke Musik zwischen Jazz und Progressive Rock, aufgeteilt in sechs Titel unter dem Motto ‚Violato‘ und fünf Titel unter ‚Intatto’. Kurz und bündig: überaus gelungen!”
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Andrea Romeo on L’isola che non c’era:
“Il sound è solido, compatto, pieno, le fughe soliste minime e limitate ad alcuni passaggi, e questo proprio perché il dialogo, di cui sopra, risulta essere la cifra stilistica su cui si basa Violato intatto.”
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Luigi Cattaneo on ProgressivaMente:
“Un sofisticato ossimoro filo conduttore di un percorso di contrasti, un solco inciso nella carne del quarto vibrante disco degli Accordo dei Contrari.”
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Gary Hill on Music Street Journal:
“The music ranges from heavy prog like modern King Crimson, more traditional prog, jazz, fusion and more. This is classy stuff that works really well. It never feels tired or redundant.”
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Roberto Vanali on Arlequins:
“Questo disco rappresenta un grande passo di maturità musicale. Porta a compimento anni di lavoro impegnativo e impegnato. Sigla definitivamente le grandi capacità della band sia per gli aspetti compositivi che per quelli esecutivi e il risultato della presa live dell’opera ne è piena dimostrazione. Un disco pienamente centrato che anche questa volta, presumo, finirà nella best list 2017 di parecchi.”
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Martin Dambeck on Empire: